GREEN PASS ESTESO AD ALCUNE ATTIVITA’ AZIENDALI

 

Le anticipazioni del Consiglio dei Ministri di oggi

 

Salvo sorprese dell’ultima ora, dal Consiglio dei Ministri di oggi dovrebbe arrivare l’estensione della certificazione verde per gli addetti alle mense scolastiche e universitarie, e per i lavoratori delle ditte di pulizia e manutenzione negli istituti scolastici, quelli impegnati negli appalti attivi. L’obbligo di green pass dovrebbe essere esteso anche a tutto il personale delle Rsa, le residenze sanitarie per anziani, dove già vige l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario.

 

Slitta invece, dopo le tensioni politiche della maggioranza dei giorni scorsi, alla prossima settimana l’ulteriore allargamento dell’uso del green pass ai lavoratori nei settori in cui oggi bisogna esibire il certificato (camerieri e ristoratori, autisti dei trasporti pubblici, gestori dei locali, ecc.), ma anche quelli a contatto con il pubblico (a esempio i super mercati). Si ragiona poi sull’estensione del pass a tutti i dipendenti della Pa, Infine gli ultimi potrebbero essere i lavoratori del settore privato.

 

Nuovi possibili obblighi

Stando alle anticipazioni, dovrebbe diventare obbligatorio il green pass per il personale delle mense scolastiche e delle ditte di pulizia. Si tratterebbe di scelta in linea con l’obbligatorietà del certificato per tutto il mondo della scuola (oltre un milione di addetti, tra professori e personale tecnico-amministrativo) già in vigore dallo scorso 1° settembre. Una misura su cui è d’accordo anche il titolare dell’Istruzione, in chiave di maggior sicurezza in vista della ripresa in presenza delle lezioni, che per in larga parte d’Italia scatterà dal 13 settembre.

La norma, da quanto si apprende, richiede il green pass per l’accesso in ambito scolastico, educativo e formativo; per il personale esterno il controllo della certificazione verde sarà in carico ai rispettivi datori di lavoro (non quindi ai presidi).

 

Successive estensione dell’obbligo

Quello tracciato nelle ipotesi del Governo, in vista del Cdm delle prossime ore, è un cronoprogramma che arriva fino ad ottobre e che, rispetto alle indiscrezioni dei giorni scorsi, rallenta il percorso sull’allargamento del green pass ai vari settori. Un prossimo provvedimento - in cui valutare l’estensione più generalizzata - non sarà preso in considerazione prima di metà settembre. Solo in quest’ultimo caso il lasciapassare dovrebbe diventare tassativo anche per tutte quelle categorie che lavorano nei luoghi dove il pass è già richiesto a chi li frequenta: ristoratori, camerieri, barman, gestori di locali e dipendenti delle strutture (cinema e teatri, ad esempio), ma anche per istruttori sportivi che lavorano in luoghi come piscine e palestre. Ad esibire il lasciapassare saranno anche gli autisti dei mezzi del trasporto pubblico locale, che si aggiungeranno a quelli dei treni dell’alta velocità passando per coloro che lavorano su navi, traghetti, aerei e per i quali è già previsto.

L’idea inoltre è di includere anche i lavoratori al contatto con il pubblico, come quelli agli sportelli. Un ulteriore step - previsto a ottobre - riguarda invece il settore della pubblica amministrazione: in questo caso dovrebbe essere prevista una piattaforma specifica per facilitare i controlli, sulla scia di quanto è già previsto per il personale scolastico.

Gli ultimi saranno i lavoratori del settore privato, come gli operai delle grandi fabbriche, ma anche in generale i dipendenti di piccole e medie imprese. In questo caso restano però una serie di questioni da risolvere come la copertura delle spese per i tamponi, che dovrà eseguire chi non è vaccinato.

 

Tre modi per avere il green pass

E’ importante però non cedere all’errata convinzione che green pass equivalga a vaccino.
Il vaccino è solo uno dei tre modi per ottenerlo perché, come previsto dall’art. 9, D.L. 52/2021, si ottiene anche in seguito ad avvenuta guarigione, oppure a tampone effettuato non oltre le 48 ore precedenti, a cui si devono sottoporre i dipendenti non vaccinati se costretti ad avere il certificato.

Il datore di lavoro non ha alcun potere di disporre o imporre il vaccino ai propri dipendenti, ma in ogni caso ha il dovere di garantire la sicurezza nel luogo di lavoro, adottando le misure idonee per salvaguardare l’integrità di tutti i lavoratori.

Nelle aziende accade spesso che siano i lavoratori medesimi a isolare ed allontanare i colleghi diventati improvvisamente “non graditi”, con buona pace dei sindacati che possono solo accettare queste iniziative spontanee.

 

Problemi di verifica sui lavoratori “terzi”

Come comportarsi nei confronti di lavoratori “terzi”? Si faccia il caso di quei lavoratori che operano in appalti endoaziendali o per i fornitori di un’attività che rientra fra quelle in cui vige l’obbligo di green pass per l’accesso ai locali. Può (ma meglio, deve) la committente premurarsi che i dipendenti dell’impresa appaltatrice dei servizi ne siano forniti, tanto quanto i propri utenti (ma non i propri dipendenti)? E come ci si comporta nei confronti dei propri lavoratori privi – spesso deliberatamente e senza un ragionevole motivo di esonero – di certificazione Covid? La giurisprudenza del periodo emergenziale, in tema di obbligo vaccinale per gli operatori sanitari, ha sostanzialmente, in maniera unanime, avallato la tesi della possibilità di sospensione dei lavoratori, ma la questione in questo caso può trovare ulteriori ostacoli: primo fra tutti, il costo dei tamponi per ottenere il green pass, in assenza di vaccino, a chi farà capo?

Per uscire dall’incertezza, nulla vieta ai datori di lavoro di predisporre una policy aziendale in materia di green pass, introducendo altre misure e prevedendo la gestione di diverse situazioni, ma a condizioni che non potranno essere meno stringenti di quelle già introdotte dal Governo.

 

 

09/09/2021

 

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